venerdì 27 gennaio 2017

Recensione: I sommersi e i salvati- una riflessione per il giorno della Memoria

Titolo: I sommersi e i salvati
Autore: Primo Levi
Anno di pubblicazione:
Data di lettura: agosto 2015
Riconoscimenti: //

In passato avevo letto "Se questo è un uomo" e mi era piaciuto, ma questa, che è la sua opera prima del suicidio, mi è piaciuta di più perché non è un racconto, ma una sorta di riflessione.
Ho trovato l'intero libro davvero interessante e non posso riportarlo tutto in questa pseudo-recensione, quindi condivido con voi alcuni fra i tanti pensieri che mi hanno colpito.
In primis ho trovato molto interessante la sua riflessione sulla testimonianza: spesso gli accusati del genocidio raccontavano versioni false degli eventi, ma a furia di raccontarli credevano che fosse la verità.
Un'altra riflessione che mi è piaciuta è quella sulla salvezza dei malvagi. Riprendende una storia di Dostoevskij in cui una vecchia veniva salvata, nonostante le malvagità commesse, per l'unica buona azione compiuta e mi ha stupito vedere che un uomo come Primo Levi, dopo tutto quello che ha passato e essendo anche ateo, potesse pensare una cosa del genere (pensiero che condivido, motivo ulteriore per cui il libro mi è piaciuto).
Bella anche la sottolineatura sulla morte, infatti afferma che lui, in quanto ateo, non ha la sicurezza della vita eterna dopo la morte, eppure si suicida.
Una riflessione che "anticipa" il suo destino é quella sul suicidio dopo i campi di sterminio. Infatti sono pochissime le persone che si sono suicidato durante la detenzione, perché il suicidio é un atto meditato e ragionato, quindi da uomini, mentre nei campi di sterminio erano come animali e avevano tante cose da fare e a cui pensare, non c'era tempo per il suicidio. Dopo la liberazione invece subentra il senso di colpa per non aver
fatto abbastanza e il fatto strano che Levi sottolinea é che i sopravvissuti non si sentono in colpa per aver derubato il vicino o per essere stato prepotente, ma per aver omesso di soccorlo in un momento di debolezza.
Questa riflessione la trovo molto interessante perché normalmente si pensa che i sopravvissuti siano felici per essere scampati alla morte, per essere "rinati", ma Levi stravolge quest'idea e stravolge anche l'idea della gioia della liberazione dei campi di sterminio. Forse qualcuno sarà stato davvero felice, ammette, ma la maggior parte della gente poiché in quel momento cessa la sofferenza personale e la preoccupazione di sopravvivere, pensa alle persone morte e alla vita da ricostruire. Tuttavia spesso la gente che racconta della felicità che ha provato al momento della liberazione non mente, é vittima della stessa deformazione della memoria di cui vi parlavo nella prima persona. Esiste lo stereotipo della liberazione dalle catene=felicità e quindi concludono di essere stati felici.
Un'ultima, a mio parere sconcertante, riflessione, che spiega in parte il titolo é sulla testimonianza dei salvati. Secondo Levi i salvati non sono i veri testimoni perché il vero testimone é chi ha toccato il fondo, chi è morto, perché si parla di campi di sterminio. I salvati sono un'esigua minoranza, che magari è sopravvissuta perché è scesa a compromessi coi potenti, quindi una testimonianza non "degna".
Questo libro mi ha sorpreso, ha capovolto molte mie idee e convinzioni sulla Shoah, inoltre non è la "classica" testimonianza, per questo lo consiglio a tutti :)

Voto: ☆ ☆ ☆ ☆ ☆
Citazione:
"Ora io credo che i dodici anni hitleriani abbiano condiviso la loro violenza con molti altri spazi-tempi storici, ma che siano stati caratterizzati da una diffusa violenza inutile, fine a se stessa, volta unicamente alla creazione di dolore; talora tesa ad uno scopo, ma sempre ridondante, fuor di proporzione rispetto allo scopo medesimo."

venerdì 6 gennaio 2017

La leggenda della Befana e della Babushka

Buon pomeriggio Gufetti!
Finalmente sono tornata dalle vacanze e ho nuovamente accesso a Internet :)
Temo che non mi vedrete molto presente sul blog perché sono in piena sessione invernale e, essendo partita all'improvviso, non ho potuto studiare ><

Lasciando perdere me, volevo farvi gli auguri di buon anno (in ritardo) e per l'Epifania ^-^
A proposito, conoscete la storia della Befana? E quella della Babushka? (No, non sono io xD).

Spesso le storie della Befana e della Babushka si sovrappongono, ma non sono esattamente uguali.

LEGGENDA DELLA BEFANA
C’era una volta una casetta che sorgeva un po’ discosta dal villaggio. Era una casetta piccola e un po’ malconcia, e ci viveva una vecchina che usciva ogni mattina per fare legna nel bosco. Poi tornava a casa e si sedeva accanto al focolare insieme al suo gattino. Raramente vedeva delle altre persone: nel villaggio aveva la fama di essere una strana vecchina, un po’ maga, e nessuno si spingeva fino a quella casetta isolata, soprattutto in inverno, quando venti gelidi colpivano a raffica le regione. Una sera, una fredda sera di gennaio, la vecchina (che si chiamava Befana) sentì all’improvviso bussare alla sua porta. Naturalmente si spaventò: chi poteva essere, a quell’ora e con quel tempo? All’inizio non voleva aprire, ma poi la curiosità la vinse. E, quando aprì... oh, meraviglia! Davanti a lei c’erano tre orientali riccamente vestiti, che erano scesi dai loro cammelli per chiederle la strada per Betlemme. La vecchina era stupefatta: perché mai volevano andare a Betlemme? I tre viandanti – sì, proprio loro, i Re Magi! – le raccontarono allora che stavano andando a portare i loro doni al Bambino Gesù e la invitarono a unirsi a loro. La Befana ci pensò un po’ su, ma... chi se la sentiva di partire con un freddo simile? Così li lasciò andare, dopo aver dato loro le indicazioni che chiedevano. Poi però si pentì. Aveva commesso un grande errore! Presto, doveva raggiungerli! Così uscì a cavallo della sua scopa (sì, la Befana un po’ maga lo era davvero!) per cercarli e andare con loro a rendere omaggio a Gesù, ma non riuscì più a trovarli. Perciò ebbe un’idea: si fermò in tutte le case, lasciando un dono a ogni bambino, nella speranza che uno di loro fosse Gesù. E da allora ha continuato, anno dopo anno, a portare i suoi doni a tutti i bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio.

LEGGENDA DELLA BABUSHKA
Babushka aveva la casa più pulita, lavata e meglio tenuta del villaggio. Il giardino era bellissimo, la cucina superba. Dall’alba al tramonto, Babushka era occupata a strofinare, lucidare, ordinare.
Così non vide la stella luminosa che illuminò la notte. Non vide la linea di luci tremolanti che avanzavano verso il villaggio. Non udì il suono delle zampogne e dei tamburi, e quello delle campane che diventava sempre più forte. Non udì le voci e i sussurri dei suoi compaesani. Un giorno sentì bussare alla porta, questo non poteva non sentirlo.

“Che c’è?” chiese, mentre apriva uno spiraglio della porta. Vide la faccia rugosa di un pastore, con il naso paonazzo per il freddo e fiocchi di neve nei capelli.

“Puoi farci scaldare un po’ al tuo fuoco, per favore?” chiese il pastore.

Babushka pensò ai suoi pavimenti lucidi, alla sua tranquillità messa a soqquadro, ma li fece entrare. I pastori spalancarono gli occhi alla vista del pane fatto in casa, dei dolci, delle marmellate e delle conserve di Babushka. E lei, che aveva buon cuore, li rifocillò.

“Dove andate?” chiese Babushka, mentre li serviva.
"Seguiamo la stella. Ci guida verso un neonato re, il più grande che sia mai nato, il re del Cielo e della Terra” rispose un pastore.

“Perché non vieni con noi?” disse un altro pastore. “Gli puoi portare un dono anche tu”.

“Oh”, disse Babushka, “non sono sicura che mi accoglierebbe bene. E quanto al dono…”. Fece una pausa. I suoi occhi si riempirono di tristezza. “Ho un canestro pieno di giocattoli” disse tristemente. “Il mio bambino, il mio piccolo re, è morto piccolissimo”.

“Allora vieni con noi?” chiesero i pastori.

“Domani” tagliò corto Babushka, “domani”.

I pastori partirono e Babushka si mise a riordinare e ripulire.

La notte successiva passarono altri pastori.

“Sei pronta, Babushka?”.

“Verrò… verrò domani” gridò Babushka. “Vi raggiungerò. Devo ancora pulire, trovare un dono, prepararmi…”.

Lucidava, spolverava, batteva cuscini e tappeti. Così passò un’altra notte. Infine si decise: tirò fuori i giocattoli del suo bambino. Ma, santo cielo, com’erano polverosi! Non erano certo adatti ad un bambino re del Cielo e della Terra: cominciò subito a ripulirli. Lavorò a lungo. Ad uno ad uno i giocattoli si fecero lucenti, scintillanti e lucidi.

Dopo un altro giorno, finalmente, partì. Camminava in fretta, di villaggio in villaggio. Chiedeva se avevano visto i pastori.
“Sì, sì” rispondevano “li abbiamo visti, sono andati di là”.

Passarono i giorni. Babushka non si fermava mai, né la notte né il giorno. Infine giunse a Betlemme. Chiese del regale bambino a tutti. Solo un albergatore sapeva: “Se vuoi vedere dov’era il bambino” disse rapidamente, “devi cercare la stalla, che sta sulla collina. Non avevo posto per loro, qui. L’albergo era pieno”.

Babushka fece il sentiero di corsa. Ma quando arrivò, vide che la stalla era vuota.

Pensate che si sia scoraggiata? Nemmeno per sogno.

Si dice che Babushka sia ancora alla ricerca del Bambino Gesù, perché il tempo non significa niente nella ricerca delle cose vere. Anno dopo anno va di casa in casa chiedendo: “Si trova qui? È qui il Cristo Bambino?”.
In particolare a Natale, quando vede un bambino che dorme e sente parlare di buone azioni, tira fuori un giocattolo dal suo cestino e lo lascia, non si sa mai.
Sa bene che ogni bambino, anche se non è Gesù Bambino, è sempre una grande speranza per l’umanità intera. E un grande regalo di Dio.

[Ringrazio www.tavernaelfica.forum-express.net per il testo della leggenda della Babushka]

Io amo molto le storie popolari, quindi volevo condividerle con voi :)
Ancora auguri!