domenica 10 maggio 2020

Il segreto delle parole - Madre


Buongiorno e buona festa della mamma!

In questa occasione ho deciso di riesumare la mia vecchia rubrica Il segreto delle parole in cui vi proponevo ogni lunedì l'etimologia di una parola.

Oggi non è lunedì, ma vi voglio parlare dell'etimologia della parola madre.

La parola deriva dall'accusativo latino matrem, che trova corrispondenza anche nel greco antico meter-tris.
Alcuni ritengono che venga dalla radice indoeuropea "mâ", col significato di "misurare", "ordinare" presente anche nel sanscrito matṛ, che significa "madre", ma anche "ordinatrice". Da questa radice deriverebbero anche le parole italiane metro, mano, mese e morale.

La radice indoeuropea dà come esito mother in inglese, mutter in tedesco, mère in francese e mai in spagnolo.

Altri pensano invece che non esista una vera e propria etimologia e che la parola derivi dalla ripetizione di una delle lettere che per i bambini piccoli è più facile da pronunciare, la "m". Questa spiegazione sarebbe supportata anche dal fatto che i bambini dicono "mamma" anziché "madre.
Ed è proprio questa l'interpretazione che Erri De Luca sceglie nella poesia Mamma Emilia.

In te sono stato albume, uovo, pesce,
le ere sconfinate della terra
ho attraversato nella tua placenta,
fuori di te sono contato a giorni.
In te sono passato da cellula a scheletro
un milione di volte mi sono ingrandito,
fuori di te l’accrescimento è stato immensamente meno.
Sono sgusciato dalla tua pienezza
senza lasciarti vuota perché il vuoto
l’ho portato con me.
Sono venuto nudo, mi hai coperto
così ho imparato nudità e pudore
il latte e la sua assenza.
Mi hai messo in bocca tutte le parole
a cucchiaini, tranne una: mamma.
Quella l’inventa il figlio sbattendo le due labbra
quella l’insegna il figlio.
Da te ho preso le voci del mio luogo,
le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
da te ho ascoltato il primo libro
dietro la febbre della scarlattina.
Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
e ho macchiato la tavola,
non ti ho messo un nipote sulle gambe
non ti ho fatto bussare a una prigione
non ancora,
da te ho imparato il lutto e l’ora di finirlo,
a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
non sono stato figlio.
Da te ho preso gli occhi chiari
Non il loro peso
A te ho nascosto tutto.
Ho promesso di bruciare il tuo corpo
di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
fratello vulcano che ci orientava il sonno.
Ti spargerò nell’aria dopo l’acquazzone
all’ora dell’arcobaleno
che ti faceva spalancare gli occhi.

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per essere arrivato fin qua! Fammi sapere cosa ne pensi con un commento :)