sabato 9 dicembre 2017

PROSSIMA USCITA: Il segreto della sorgente (I rami del tempo vol. 3)

Buongiorno a tutti i Gufetti del Bosco Libroso!

Sapete qual è il sogno di ogni lettrice? Desiderare che venga pubblicato il nuovo libro di una saga che sta seguendo.
Ebbene, proprio questa mattina stavo pensando a I rami del tempo di Luca Rossi, chiedendomi quando sarebbe uscito il terzo volume.
Poco fa ho ricevuto una mail...
... Luca mi annunciava che Il segreto della sorgente uscirà marte 12 dicembre e tutti voi, Gufetti, potrete trovarlo su Amazon in formato ebook o cartaceo a questo indirizzo: bit.ly/segretosorgente .

Eccovi la sinossi ufficiale:

"Sono in molti a credere che lei sia quella giusta, l’Erede della Luce, colei che, in un universo dominato dalla scienza e dalla tecnologia del Pre​sidente Molov, risveglierà la parte più profonda degli individui. Ne è convinta la sua compagna Miril, hanno fede in lei la mutante Ipsia e il Maestro Elor e soprattutto gli abitanti delle Terre Libere di Vaior, l’ultimo baluardo di vera libertà. Ma a non credere in sé stessa è proprio Lil, distrutta dai sensi di colpa per la scomparsa del suo mondo e incapace di fare i conti con un destino che le ha già portato via quasi tutto. 

Eppure per Lil non c’è più tempo. Nelle Terre Libere nulla è come appare. Valika, sua futura guida spirituale, è la prima ad aver rinnegato gli ideali più puri e il fanatismo delle vestali del Santuario, unito alla brama senza fine di beni materiali, minaccia lo scoppio di una guerra fratricida. 

L’unica soluzione è raggiungere la Sorgente di cui parla un’antica Profezia. Ma a sbarrar la strada a Lil è il peggiore dei pericoli nei quali possa imbattersi un essere vivente, la negazione stessa della vita. E proprio coloro di cui ha più bisogno saranno i primi a tradirla."




È un Fantasy particolare, che ho trovato molto interessante, quindi ve lo consiglio caldamente :)


 QUI la mia recensione del secondo volume 
 QUI la mia recensione del primo volume 


domenica 27 agosto 2017

Recensione: Le notti bianche

Titolo: Le notti bianche
Autore: Fedor Dostoevskij
Data di lettura: 14 agosto 2017
Trama: In una notte piena di stelle e in una San Pietroburgo innevata e vuota il nostro protagonista incontra una ragazza che piange, Nat'ska, della quale si innamora e alla quale inizia a raccontare la sua vita.
Recensione:
Era da tempo che volevo leggere questo breve romanzo di Dostoevskij perché tutti me ne parlavano molto bene e, sebbene mi sia piaciuto, ha un po' deluso le mie aspettative.

Cominciando dall'inizio, l'incipit mi è piaciuto moltissimo, mi sono subito immaginata la notte stellata e mi sono immersa nel racconto.

Il protagonista, del quale non viene detto il nome, è il classico uomo romantico: incapace di vivere nella realtà si rifugia nei sogni, nell'immaginazione e nei romanzi. "In sogno creo interi romanzi" afferma. Anche il narratore dice che parla come un romanzo e la stessa ragazza lo riconosce: "Voi raccontate in modo meraviglioso, ma raccontate in modo meno meraviglioso, giacché parlate come se leggesse un libro".

Finalmente uno dei film mentali (perdonatemi questa espressione più "moderna") del protagonista pare avverarsi: incontra una ragazza uguale a quella sognata. All'improvviso può provare nella realtà i forti sentimenti che ha vissuto in sogno. Al protagonista sembra di aver raggiunto la somma beatitudine.

Il racconto mi è piaciuto e continuo ad apprezzare Dostoevskij per i personaggi fortissimi che costruisce, infatti sono riuscita a provare allo stesso tempo disprezzo e poeta per quest'uomo, essenzialmente solo, che si nutre di immaginazione per vivere.
Tuttavia sono rimasta un po' delusa perché ci sono tutti i temi del Romanticismo (la notte, il sogno, la fuga dalla realtà, la solitudine) e io mi aspettavo qualcosa di più.

Voto: ☆☆☆☆

sabato 8 luglio 2017

Booktrack #- Sign of the time

Buona sera Gufetti!
Scusatemi per l'assenza, ma la sessione estiva è davvero odiosa, soprattutto quando fa caldo,  perché ci metto una vita a studiare, ergo il blog finisce nel dimenticatoio. Tuttavia ci tengo particolarmente a questa rubrica con Ika, quindi eccomi qua!


La canzone è stata scelta da Ika, si tratta di Sign of the time di Harry Stiles.

Questa canzone a Ika ricorda...

Ho letto il testo e un solo un libro mi è venuto in mente, almeno subito. Sto parlando de La ragazza di fuoco di Suzanne Collins. Il testo mi ha ricordato questo libro perchè Katniss e Peeta scoprono di esser stati incastrati, di dover nuovamente tornare nell'arena degli Hunger Games, ma prima devono presentarsi allo show, vestiti perfettamente, mostrandosi fieri e felici di ciò. E, una volta nei giochi, devono scappare, provare a sopravvivere, insieme. E soprattutto, trovare un modo per andarsene, per scappare da lì.

Questa canzone a me ricorda...

Non conoscevo la canzone, ma mi è piaciuta e ho associato a questa Acido solforico di Amelie Nothomb, scrittrice che adoro.
L'input mi è stato dato dalla parola realtà show e dal fatto che nella mia camera ho appeso una strisciolina di carta con una citazione tratta da questo libro. Infatti in "Acido solforico" si parla di un reality show nel quale alcune persone fanno la parte dei prigionieri di un campo di concentramento, altri i kapó.
La kapó Zdena si innamora della prigioniera Pannonique e cerca di aiutarla (ma anche Pannonique cerca di liberare se stessa e gli altri) e questo mi ha ricordato tutto il testo della canzone. Non vi svelo il finale, ma è un libro davvero interessante, di cui consiglio a tutti la lettura :)
Inoltre il titolo "sign of the time" mi ha fatto pensare al fenomeno dei reality show come tratto distintivo del nostro tempo e nel libro della Nothomb questo fenomeno viene estremizzato: "venne il momento in cui la sofferenza altrui non li sfamò più, ne pretesero lo spettacolo".

Ecco il testo tradotto della canzone con le parti che mi hanno fatto pensare al libro:
Smetti di piangere
È un segno del tempo
Benvenuti allo show finale
Spero che stiate indossando i vostri vestiti migliori

Non puoi corrompere la porta
Nel cammino verso il cielo
Sei molto bella da quaggiù
Ma non stai molto bene

Se non impariamo mai, ci siamo già passati
Perchè siamo sempre incastrati
E corriamo via dal proiettile?
Il proiettile
Non impariamo mai, ci siamo già passati
Perchè siamo sempre incastrati
E corriamo via dal proiettile?
Un proiettile

Smetti di piangere
È un segno del tempo
Dobbiamo andare via da qui
Dobbiamo andare via da qui

Smetti di piangere
Andrà tutto bene
È solo che la fine è vicina
Dobbiamo andare via da qui

Smetti di piangere divertiti come non mai
Irrompere nell’atmosfera
E le cose sono piuttosto belle da qui
Ricorda andrà tutto bene
Ci potremo incontrare di nuovo
Da qualche parte lontano da qui

Non impariamo mai, ci siamo già passati
Perchè siamo sempre incastrati
E corriamo via dal proiettile?
Il proiettile
Non impariamo mai, ci siamo già passati
Perchè siamo sempre incastrati
E corriamo via dal proiettile?
Un proiettile

Smetti di piangere è un segno del tempo
Dobbiamo andarcene da qui
Dobbiamo andarcene da qui
Non piangere piccola andrà tutto bene
Mi hanno detto che la fine è vicina
Dobbiamo andarcene di qui

Non impariamo mai, ci siamo già passati
Perchè siamo sempre incastrati
E corriamo via dal proiettile?
Il proiettile
Non impariamo mai, ci siamo già passati
Perchè siamo sempre incastrati
E corriamo via dal tuo proiettile?
Un proiettile

Non parliamo abbastanza
Dovremmo aprirci l’uno con l’altra
Prima che sia tutto troppo
Impareremo mai?
Ci siamo già passati
È solo quello che sappiamo

Smetti di piangere piccola
È un segno del tempo
Dobbiamo andare via
Dobbiamo andare via
Dobbiamo andare via
Dobbiamo andare via
Dobbiamo andare via
Dobbiamo andare via

Dobbiamo, dobbiamo andare via
Dobbiamo, dobbiamo andare via
Dobbiamo, dobbiamo andare via



mercoledì 12 aprile 2017

Recensione: L'ultimo arrivato

TitoloL'ultimo arrivato
Autore: Marco Balzano
Casa editrice: Sellerio
Anno di pubblicazione: 2015
Lingua originale: italiano
Riconoscimenti: premio Campiello 2015, premio Volponi 2015
Data di lettura: 28 marzo 2017
Trama: Anni Cinquanta: Ninetto, nove anni, siciliano, è costretto a migrare al Nord. Arriva a Milano e inizia una nuova vita, difficile, che lo costringe a crescere in fretta, ma che gli offre anche opportunità. Un romanzo che racconta la storia di un fenomeno molto frequente, la migrazione infantile, vista dagli occhi di un bambino che cresce.






Recensione: Questo libro per me è strano: non mi invogliava alla lettura (se non forse verso gli ultimi capitoli), non era uno di quei libri che non vedi l'ora di finire e che leggi quasi divorandolo. Eppure ha suscitato in me grandi emozioni, quindi mi chiedo: è possibile questo?
Dopo questa piccola premessa, entriamo nei dettagli.
La trama è abbastanza tipica, il racconto di una migrazione, perchè negli anni Cinquanta-Sessanta era un fenomeno diffuso, anche se ogni storia è diversa. Una cosa che mi ha colpito è che spesso nelle storie di emigrazione i bambini vanno a scuola, poichè emigrano con la famiglia, mentre Ninetto non ha questa opportunità.
Ciò che rende particolare il racconto è la narrazione dal punto di vista del protagonista.
All'inizio del racconto Ninetto è un bambino di nove anni, che ama le poesie e il maestro Vincenzo che gliele spiega e che pensa che non vorrà mai lasciare la sua amata San Cono. Tuttavia è costretto dalla povertà e dalla malattia della madre a migrare a Milano insieme a un compaesano. Qui inizialmente trova lavoro come fattorino di una lavanderia. Ninetto bambino è un personaggio che non si può non amare per quella sua passione per le poesie, uno slancio verso l'alto, così in contrasto con la bassezza della vita alla quale è costretto. Tuttavia, come tutti i bambini, è ottimista ed è bello vedere con i suoi occhi la vita iniziale a Milano.

Ad un certo punto della narrazione, ex abrupto, vediamo Ninetto adulto in prigione (concedetemi questo piccolo spoiler) e la storia della sua vita continua grazie ai flashback.
Ninetto adulto mi ha messo addosso tanta amarezza e tristezza, tant'è che ho sperato fino all'ultimo in una possibilità di riscatto.
È possessivo nei confronti della famiglia che si è creato, proprio perché da bambino non ha mai avuto i genitori presenti. Questo suo carattere lo porta in carcere (scusate il piccolo spoiler, anche se si scopre quasi subito che è in carcere grazie ai flashback). Quando esce dal carcere fa nuovamente fatica ad integrarsi, forse più di usando era piccolo ed era appena arrivato dalla Sicilia. Infatti il mondo è cambiato in fretta e anche Milano, Ninetto si trova privo di punti di riferimento in una Milano piena di grattacieli e senza fabbriche, dove è importante saper usare il computer e parlare inglese.

Le uniche figure positive di questa storia sono Vincenzo, suo maestro in Sicilia e la psicologa del carcere. Vincenzo lo incoraggiata nel suo amore per la poesia, unica cosa che ha permesso a Ninetto di elevarsi un poco dalla miseria della sua vita. Ed è proprio il maestro Vincenzo, unica luce della sua vita, che Ninetto crede di vedere dalle sbarre del carcere. Anche per questo il protagonista di questa storia mi fa un po' pena: lui ha cercato di volare alto, di migliorare la sua vita e alla fine del libro non si sa se ci sia davvero riuscito.
Interessante è invece il suo rapporto con la psicologa: inizialmente Ninetto non vuole parlare, ma osserva la psicologa e intuisce qualcosa della sua vita che gli suscita compassione mista a simpatia. La situazione si sblocca quando la psicologa seccata urla contro Ninetto, il quale riconosce che anche lei ha problemi nella sua vita, lui non è l'unico e inizia a parlare. Anche quando le sedute saranno finite, lui, incontrandola, ricomincerà a parlare con lei.

Mi è piaciuta molto la descrizione dei luoghi, anche perché vivo nei luoghi in cui è ambientato il libro e posso confrontare la storia di Ninetto con le storie di altri immigrati. Baranzate è il luogo in cui va ad abitare Ninetto quando arriva a Milano da San Cono e infatti Baranzate è una città che ha sempre accolto gli immigrati, in passato così come oggi (la nuova immigrazione verrà messa in luce anche nel libro). Quando sono andata a farmi autografate il libro, lo scrittore mi ha rivelato che in realtà voleva intitolare il libro col nome della via dove andavano ad abitare tutti gli immigrati, ma con quel titolo il libro sarebbe stato poco vendibile. 
Anche la descrizione della Milano degli anni Cinquanta mi è piaciuta perché è stato come vedere le foto della Milano del passato (di cui sono appassionata) prendere vita, ma ho amato anche le descrizioni della Milano contemporanea con i suoi grattacieli di piazza Gae Aulenti, che sconvolgono Ninetto.

Infine questo libro getta un'occhiata sulla nuova migrazione: Ninetto, girovagando in una Milano che non riconosce più, torna a Baranzate, dove ha modo di notare che la sua via è zeppa dei nuovi migranti provenienti dall'Africa e dal Sud America. Raggiunge un bar, che ora è gestito da cinesi che fanno un pessimo caffè. 
Queste pennellate mi hanno fatto apprezzare maggiormente il libro perché lo rendono esplicitamente collegato al presente.

Citazione:
Voto: ☆☆☆

sabato 8 aprile 2017

Booktrack 30#- Ragazza magica

Booktrack è una rubrica a cadenza mensile, ideata dai blog Dreaming Wonderland e Libri per vivere.
 Un blog al mese sceglie una canzone che ama, illustrandone testo o traduzione (quando serve) ed entrambi devono identificare un libro con la determinata canzone spiegandone i motivi.

Buongiorno Gufetti del Bosco Libroso!
Scusatemi per l'assenza, per me marzo è sempre stato un mese lungo, ma quest'anno è passato in un attimo e non ne sono molto soddisfatta...

Venendo alla rubrica, la canzone, scelta da me, è Ragazza magica di Jovanotti, un cantante che mi è sempre piaciuto. Questa canzone l'ha dedicata a Bebe Vio, ragazza che stimo per la sua forza e la sua solarità. Come vedrete, anche la protagonista del libro che io ho associato è forte e solare...



A Ika questo libro ricorda...

Non è stato affatto semplice trovare un libro che mi ricordasse la canzone. Perchè? Solitamente leggo libri in cui la protagonista è una ragazza, o se così non è, dove non si parla di una ragazza in questo modo. Pensa e ripensa, mi è venuto in mente Cercando Alaska di John Green. Ho pensato a questa storia, perchè ricordo bene, nella prima parte del romanzo, come Miles, il protagonista del romanzo, fosse innamorato, perso nei confronti di questa ragazza. Di come la vedesse perfetta, di come lo facesse stare bene e sentire speciale. Magari non il titolo più adatto, ma quello che più si avvicinava, secondo me.



A me questo libro ricorda...
Questa canzone mi ha fatto pensare a Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D’Avenia.
Appena Beatrice appare nella vita di Leo, lui si innamora subito di lei, proprio come Dante. Beatrice è la sua stella, la sua dea, come dice la canzone (ma anche per Dante Beatrice è una guida e una fonte d’ispirazione).
Il ritornello mi fa pensare a una ragazza forte e Beatrice lo è, infatti ha la leucemia, ma nonostante tutto è sempre radiosa e pensa fino all'ultimo a Leo. E’ magica perché compie un vero e proprio prodigio su di lui, lo fa cambiare e crescere.
Anche il “sangue che brilla” mi ha fatto pensare a questo libro, sia perché la parola sangue è presente nel titolo, sia perché Leo ama il rosso, mentre ha paura del bianco, quel bianco che gli porterà via Beatrice.

Ecco il testo con le parti che mi hanno fatto pensare al libro:
Che gioia la notte, ti ho visto ballare
Poi rider di gusto senza malignità
La gente se vuole sa esser feroce
Sarcastica e cinica e senza pietà

Questa cosa che niente più vale la pena
Di starci a pensare che poi tanto, boh
A me non mi piace, io credo che invece
Il tempo è prezioso, davvero un bel po'
Io quando ti guardo mi basta guardarti

E una bella notizia che porta allegria
Non c'è un paragone, non è che un milione
Di altre notizie, ti portano via
A forza di essere molto informato
So poco di tutto e dimentico di
Guardarti negli occhi, sbloccare i miei blocchi
Alzare il volume e pensare che sì, oh sì

La mia ragazza è magica
E lancia in aria il mondo e lo riprende al volo
Trasforma un pomeriggio in un capolavoro
E mi fa stare bene, oh-yeah
Quando io sto con lei

Se metti un vestito stampato a colori
In gara coi fiori, per me vinci te
Non è l'apparenza, ma è l'apparizione
Che ti fa risplendere davanti a me

Sei luce di stella, permetti la vita
Qui nel mio pianeta tutto parla di te
Il sangue che brilla, la mia clorofilla
Che scorre nel legno di mille chitarre

Di mille violini suonati dal vento
Di mille telefoni in cerca di campo
E' meglio per te che quando ti guardo
Non sai che ti guardo, così come se
La luna sapesse che stiamo a guardarla
Potrebbe decidere chi non ce n'è
E mettersi in posa, cambiare qualcosa
Invece è bellissima così com'è, così com'è, così com'è

La mia ragazza è magica
E lancia in aria il mondo e lo riprende al volo
Trasforma un pomeriggio in un capolavoro
E mi fa stare bene, oh-yeah

Quando io sto con lei
Ispiri i poeti, confondi i magneti
Tu sei la mia luna, tu sei la mia dea
Che sale e che scende, si spegne e si accende
Governa gli amori, su e giù la marea
E mandi i gatti sui tetti a star fuori le notti
Che poi quand'è giorno ti sembrano pigri
Ma è solo stanchezza che tutta l'ebrezza
Di notti d'amore da piccole tigri

Si sentono allegri, si fingono saggi
Domestici e lenti, un po' come noi
Che condividiamo la stessa natura
Selvatica in fondo, che bella che sei

Se il frigo è deserto mi porti all'aperto
Vogliamo una mela e mi passa la fame
E quando mi perdo e non mi ricordo
Mi basta pensarti e poi mi ricordo
Il mio posto dov'è, il mio posto sei te

La mia ragazza magica
Che lancia in aria il mondo e lo riprende al volo
Trasforma un pomeriggio in un capolavoro
E mi fa stare bene quando io sto con lei
E mi fa stare bene quando io penso a lei
Basta che penso a lei

Mi farebbe piacere se anche voi mi diceste quale libro vi ricorda o cosa pensate delle nostre scelte :)
Potete trovare il post di Ika QUI
 
A presto!

lunedì 27 febbraio 2017

Il segreto delle parole- Idiosincrasia


Buon pomeriggio, Gufetti!

La parola di oggi forse non è comune, ma mi piace molto il suo significato. Si tratta della parola idiosincrasia!

Dal greco idios = proprio + synkrasis = carattere, etimologicamente la parola non ha nessuna sfumatura negativa, come invece accade nella nostra lingua, dal momento che vuol dire avversione, antipatia.

E' interessante notare il passaggio da un significato neutrale a uno che fa prevalere l'avversione, infatti indica che la vera causa di un conflitto va cercata in noi stessi, nel nostro carattere.
Questo è quanto afferma lo chassidismo, che afferma anche che l'uomo per risolvere il conflitto tra gli altri uomini, deve risolvere il suo conflitto interiore, non pretendendo che anche l'altro debba risolvere il suo conflitto interiore, poichè scaricando la responsabilità sull'altro, la propria azione per risolvere se stessi perde risolutezza.

Un'ultima breve riflessione voglio farla prendendo il celeberrimo prologo dell'Iliade:
Cantami, o diva, del Pelide Achille l'ira funesta
che infiniti addusse lutti agli Achei [...]
Omero indica come causa della ripresa della guerra di Troia l'ira di Achille per la morte di Patroclo, rivelando che ogni "guerra" nasce da una rabbia che abbiamo dentro.

Vi è piaciuta questa parola?

sabato 25 febbraio 2017

Wish List- La tigre e l'acrobata


Buona sera, Gufetti!
Quando sono andata in libreria per il firmacopie della Nothomb, sono arrivata con molto anticipo perché non sapevo quanta fila avrei trovato e mentre aspettavo, mi sono messa a leggere le trame di molti libri.Inutile dire che la mia wish list si è magicamente allungata (e di molto!).
Tra i libri che ho aggiunto c'è La tigre e l'acrobata di Susanna Tamaro, scrittrice che da bambina amavo.

Trama:
Piccola Tigre non è una tigre come le altre: è curiosa, fa molte domande, mette in discussione quello che la natura le offre e che i suoi simili semplicemente accettano. Piccola Tigre apre gli occhi e scopre la meraviglia della luce. Tende le orecchie e scopre la vasta gamma dei rumori della Taiga. Quando, molto presto, le si fa chiara la forza che compete a una tigre, inizia a cibarsi di altri animali. Ma con qualche dubbio. Impara a distaccarsi da sua madre, a viaggiare da sola, sino ad avventurarsi fuori dai confini della Taiga, in cui è nata e da cui le altre tigri non usciranno mai.
E, così, grazie a questa sua curiosità, infine, scopre anche l’uomo. L’hanno avvertita che dall’uomo bisogna guardarsi. Ma lei vuole conoscerlo. Con l’uomo, Piccola Tigre scopre l’essere più inquietante e mutevole, da amare e da cui difendersi. E da qui in poi la sua vita non sarà più la stessa.
Susanna Tamaro torna alla narrativa pura con una favola per tutti i lettori, adulti e ragazzi; una favola morale in cui, nel flusso di una grande e avvincente avventura, nella forma di personaggi del regno umano e animale, si raccontano valori universali: la curiosità, il desiderio inestinguibile di sapere, il senso insopprimibile di libertà.
E voi, Gufetti, avete letto questo libro? Cosa ne pensate? Quali libri hanno recentemente stuzzicato la vostra curiosità?

giovedì 23 febbraio 2017

Slice of life #62

Rubrica nella quale racconterò ciò che mi è successo durante la settimana attraverso alcune parole.

Buon pomeriggio Gufetti!

Godimento: può sembrare una parola strana, soprattutto se relativa alla mia esperienza. Dovete sapere che ho deciso di fare un viaggetto a Roma, città che avevo già visitato in passato, ma che desideravo da anni rivisitare alla luce dello studio di storia dell'arte alle superiori. Dunque, armata del mio quaderno delle superiori, ho girato per 6 giorni nella città, visitando tutto ciò che ho smepre desiderato vedere e la visione dal vivo di quelle opere creava in me un vero godimento, mi sentivo appagata e piena. Era una sensazione bellissima.

Gongolante: ieri sono andata alla Hoepli perchè Amelie Nothomb, scrittrice che amo molto, firmava le copie del suo ultimo libro: Riccardin dal ciuffo, di cui vi ho parlato ieri e che ho già finito di leggere. Immaginando che ci sarebbe stata tanta gente, sono andata lì molto presto, anche perchè volevo comprare il libro e iniziarlo a leggere. Forse sono andata lì un po' troppo presto, perchè ero la prima e non sapevo cosa fare quando sarebbe arrivata, infatti ho fatto passare avanti un altro ragazzo. Pensavo che le avrei dovuto parlare in inglese, dal momento che è giapponese-belga, ma lei parlava un mix di italiano e francese e tutti si rivolgevano a lei in italiano, così mi sono adeguata agli altri.
Quando sono uscita ero gongolante, mi sono sentita al settimo cielo, quasi svolazzavo, anche se non so spiegarmi il perchè.

A parte il fatto che le parole di oggi iniziano tutte per 'g', cosa mi raccontate, Gufetti? (un'altra 'g' XD)

mercoledì 22 febbraio 2017

WWW Wednesday #66


Per partecipare basta rispondere a queste domande: 
-Cosa sto leggendo?
-Cosa ho appena finito di leggere?
-Cosa leggerò?


Cosa sto leggendo?

Oggi ho comprato Riccardin dal ciuffo, ultimo libro di Amelie Nothomb, scrittrice che adoro, infatti mi sono fatta anche autografare il libro **









Cosa ho appena finito di leggere?

Ho terminato la letture de La Mennulara di Simonetta Agnello Hornby, un libro che mi è piaciuto molto, ma che non riesco a recensire ><










Cosa leggerò?
Sei casi al Bar Lume di Marco Malvaldi, regalo di Natale da parte di un amico.












E voi, Gufetti? Quali sono le vostre letture recenti? Quali i progetti?


giovedì 16 febbraio 2017

Slice of life #61

Rubrica a cadenza settimanale nella quale parlerò di ciò che mi è successo durante la settimana attraverso alcune parole.

Buongiorno Gufetti del Bosco Libroso!
Vi scrivo da Roma, da dove spero di riuscire a pubblicare correttamente il post.

Senza pensieri: Finalmente ho finito gli esami e ho 3 settimane (ormai quasi 2) di riposo assoluto. Penso sia la prima volta dalle elementari che posso dire di essere al 100% senza pensieri inerenti allo studio/scuola ed è bellissimo. Non che fino ad ora nella mia vita non sia stata spensierata, perchè lo sono stata, però poi veniva il momento in cui dovevo pensare allo studio, anche perchè io tendo sempre a portarmi avanti, mentre ora devo iniziare nuove materie, che non ho mai fatto in vita mia, quindi non devo nè ripassare nè portarmi avanti.

Riempire: Mentre studiavo per gli esami, scrivevo liste di cose da fare dopo la fine degli esami. La lista di cose da fare era lunga e infatti mi sono chiesta se non ci sia una sorta di esigenza di riempire gli spazi che si prospettano "vuoti". Infatti mi è già capitato di arrivare al momento in cui posso mettere in pratica ciò che scrivo nelle mie liste, ma non le faccio tutte, magari spreco il mio tempo in modo più banale, anche se vorrei fare tantissimo ciò che ho scritto.
Comunque per quanto riguarda la lista di questo post-esami la sto rispettando abbastanza, anche se mi lascio i soliti momenti di cazzeggio, che ritengo sempre uno spreco di tempo.

Avete voglia di condividere un ritaglio della vostra settimana con me, Gufetti?

mercoledì 15 febbraio 2017

WWW Wednesday #65


Per partecipare basta rispondere a queste domande: 
-Cosa sto leggendo?
-Cosa ho appena finito di leggere?
-Cosa leggerò?


Cosa sto leggendo?
Ieri ho iniziato a leggere La Mennulara di Simonetta Agnello Hornby per il gruppo di lettura della biblioteca della mia città :)










Cosa ho appena finito di leggere?

Persepolis di Marjane Satrapi, un fumetto di cui ho già pubblicato la recensione qui.











Cosa leggerò?

Sei casi al Bar Lume di Marco Mavaldi, regalo di Natale da parte di un amico ^^











E voi, Gufetti? Cosa state leggendo?

martedì 14 febbraio 2017

Teaser Tuesday #51


Per partecipare basta seguire queste regole:
-Aprite su una pagina a caso il libro che state leggendo
-Trascrivete un pezzo di quella pagina

"Tu, figlia mia dolce, sei brava e saggia, ricordati che nessuno dei miei figli e dei miei nipoti deve dimenticare che questa mala parente di tua madre fu serva e puttana dell'avvocato Alfallipe".
-La Mennulara, Simonetta Agnello Hornby, p. 47

lunedì 13 febbraio 2017

Il segreto delle parole- Imbecille


La parola di oggi è particolare, infatti ho scelto imbecille dopo aver visto la presentazione del libro L'imbecillità é una cosa seria di Ferraris nel programma televisivo "Quante storie".
Dal latino imbecillis, che significa debole, malfermo, infatti è composto da in (senza) + baculum (bastone). Il bastone é simbolo di solidità e l'immagine del vecchio col bastone é antichissima, basta pensare all'indovinello della Sfinge a Edipo.
Dal libro:
《L'umano ‒ io e voi ‒ è essenzialmente (e non accidentalmente) un imbecille, un animale inerme, privo di bastone (in-baculum), e dunque bisognoso di quelle armi che sono la tecnica, la cultura, l'arte e la scienza, insomma di quello che tanto confusamente si chiama "mondo dello spirito". Armi a doppio taglio, che da una parte suppliscono alle sue deficienze, e dall’altra lo rivelano per quello che è.》
Il professore sostiene che ogni epoca ha i suoi imbecilli e cita come esempio di imbecillità Giordano Bruno. La cosa può soeprendere, perché siamo abituati a pensare a lui come a un uomo che ha difeso le proprie idee fino alla fine, ma Ferraris ritiene che questa ostinazione sia un segno di imbecillità.
Dunque, cari Gufetti, stiamo attenti a utilizzare questa parola, che spesso utilizziamo 'gratuitamente' come sinonimo di deficiente o chissà quale altro insulto, perché un imbecille é una persona che si mostra debole in un certo contesto.

domenica 12 febbraio 2017

Mini recensione: "Persepolis" di Marjane Satrapi


Titolo: Persepolis
Autrice: Marjane Satrapi
Data di lettura: 7 febbraio 2017
Casa editrice: Rizzoli-Lizard
Anno di pubblicazione: 2000
Lingua originale: francese
Trama: Il fumetto descrive la vita di Marjane Satrapi dall'infanzia in Iran, a cavallo della caduta dello Scià e dell'avvento della rivoluzione islamica con il nuovo integralismo, alla successiva maturità in Europa dove una ragazza ormai cresciuta conoscerà un nuovo mondo ed uno stile di vita completamente differente da quello del suo paese, non privo anch'esso di contraddizioni. Infine la protagonista tornerà nel suo paese con la sua nuova coscienza e cultura, laica e occidentale.
Recensione:
È la prima volta che recensisco un fumetto, quindi non so bene come fare ^^"
Il fumetto é un'autobiografia della scrittrice, che è iraniana e racconta la storia del suo paese dagli anni '60 agli anni '90. Per questo l'ho trovato molto interessante, perché mi ha permesso di informarmi in maniera diversa.

Il fumetto è in bianco e nero e lo stile é simpatico e ironico, nonostante la pesantezza di alcuni argomenti. Infatti in alcuni momenti ho provato la stessa angoscia che ha provato Marj in quella circostanza, ma poi c'era sempre una nota che alleggeriva.

Una cosa che mi ha stupito é che in diversi momenti ero convinta che Marj fosse più grande della sua età, forse perchè le vicende che ha vissuto l'hanno costretta a crescere in fretta, ma anche perché lei è sempre stata una bambina piuttosto sveglia. Questa sensazione però è dovuta anche a un elemento "culturale", poiché lei si sposa a 21 anni per poter stare con il ragazzo che ama senza andare contro le leggi iraniane.
Il fumetto mi ha coinvolto sia in termini di interesse sia in termini di emotività, quindi non posso che dargli il massimo dei voti.
Voto: ☆ ☆ ☆ ☆ ☆

sabato 11 febbraio 2017

Wish List- Il grande spettacolo del cielo


Buon pomeriggio Gufetti del Bosco Libroso!
Questa settimana alla mia WL si aggiunge un libro un po' particolare: Il grande spettacolo del cielo di Marco Bersanelli. 

Trama:
Quando l'uomo ha cominciato a scrutare il cielo? Da sempre, a giudicare dai dipinti paleolitici che ricoprono le grotte di Lascaux e ritraggono, fra bisonti e cavalli selvaggi, gruppi di astri e fasi lunari. In ogni epoca, il fascino misterioso della notte stellata ha portato gli uomini a interrogarsi sulla forma dell'universo. E a indagarlo con ogni mezzo a disposizione. In questo libro un astrofisico ci guida attraverso otto successive rappresentazioni del cosmo, da quella concepita dagli ignoti costruttori di Stonehenge a quella del nostro secolo, ottenuta grazie ai raffinati strumenti dei telescopi e delle sonde spaziali. Mappe che rivelano le sorprendenti intuizioni degli antichi, la genialità della visione di Dante, i profondi cambiamenti prodotti nella mentalità scientifica e nella cultura europee, fra Cinquecento e Seicento, dallo smantellamento delle sfere celesti, che aprì lo sguardo sullo spazio infinito. Quadri che diventano via via più dettagliati e precisi, come quello disegnato da Keplero, che fissò le leggi della danza ordinata dei pianeti intorno al Sole, o quello di Newton, che descrisse l'insieme dei movimenti celesti e terrestri con un'unica equazione matematica. Fino all'ottavo scenario, con la rivoluzionaria architettura spazio-temporale pensata da Einstein e la scoperta di quel mare di microonde, residuo del Big Bang, che ha aperto una finestra sull'universo primordiale. Nel racconto di Marco Bersanelli l'avventura cominciata ventimila anni fa di fronte allo spettacolo del cielo diventa un romanzo. Una storia emozionante che si sviluppa intorno alla perenne ricerca condotta dall'uomo per rispondere al mistero delle proprie origini.

mercoledì 8 febbraio 2017

Booktrack #29- Sai che

Booktrack è una rubrica a cadenza mensile, ideata dai blog Dreaming Wonderland e Libri per vivere.
 Un blog al mese sceglie una canzone che ama, illustrandone testo o traduzione (quando serve) ed entrambi devono identificare un libro con la determinata canzone spiegandone i motivi.

Buongiorno Gufetti del Bosco Libroso!
Il mese scorso la rubrica è saltata perchè ero troppo presa dagli esami, ma questo mese eccomi puntuale :)

La canzone è stata scelta da Ika, si tratta di Sai che di Marco Mengoni, cantante che piace ad entrambe ^-^





Questa canzone a Ika ricorda...

Leggendo il testo (attentamente, perchè la canzone la conosco già e so che Marco Mengoni è una garanzia, almeno per me!) mi è subito venuto in mente un libro. O meglio un racconto breve. Di quale parlo? Di Una remota possibilità di C.J. Charlie. Il testo me lo ha ricordato perchè ci sono due giovani protagonisti che parlano lingue diverse, che inizialmente non riescono a comunicare, ma che hanno un luogo in comune, un luogo dove tutto è nato, un posto dove vedersi e dove essere loro stessi totalmente e dove, seppur lieve, dolce, nasce l'amore. I due, poi, sono costretti a perdersi di vista, per un motivo non razionale, ma accade, per poi ritrovarsi nuovamente. Non so se sono riuscita a spiegarmi, ma il testo mi ha fatto pensare tantissimo a questa storia!

Questa canzone a me ricorda...

Leggendo il testo, la prima cosa a cui ho pensato è stata una poesia di Montale, poi sono andata alla ricerca di un libro in cui ci fosse una storia finita in modo non tragico e ho pensato a Ragione e Sentimento di Jane Austen (ultimamente sto scegliendo solo classici per questa rubrica, ma non ho tanto tempo per leggere e quindi non mi "aggiorno"). Marianne è innamorata di Willoughby e lui ricambia, tuttavia la relazione viene interrotta bruscamente e Willoughby sposa un'altra. Dopo un po' di tempo Marianne si ammala ed è in fin di vita, Willoughby la va a trovare e le dice che la ama ancora e che ha sposato l'altra donna perchè è ricca, mentre lui è stato diseredato dalla zia. Lei lo capisce e, pur amandolo, accetta che la storia finisca. Ho pensato che la canzone possa riferirsi proprio al momento in cui i due si rincontrano, scoprono di amarsi, magari ricordano i bei momenti passati assieme, ma hanno la consapevolezza che la storia è finita per sempre.


Ecco il testo con le parti sottolineate che mi hanno fatto pensare a Ragione e Sentimento:

Sai che
Sono tornato a rivedere
Quel posto in cui andavamo insieme
Dove pioveva col sole
Ma no
Che non c'era più quella sensazione
Di gioia serena
Ricordi com'era
Che tutto splendeva
E io volevo te, tu volevi me
Eravamo davvero felici con poco
Non aveva importanza né come né il luogo
Senza fare i giganti
E giurarsi per sempre
Ma in un modo o in un altro
Sperarlo nel mentre
Sai che
Ho cercato un modo per dimenticare
Ma di colpo c'è il mio volerti bene
Che è ancora più grande di me
E non c'è
Un motivo per non tornare insieme
E sembri più forte di tutte le volte che
Tra tutte le volte
io ho voluto te, tu hai voluto me
Eravamo davvero felici con poco
Non aveva importanza né come né il luogo
Senza fare i giganti
E giurarsi per sempre
Ma in un modo o in un altro
Sperarlo nel mentre
Aver fatto di tutto per non stare alla porta
E trovarsi da soli col poco che resta
Rifugiarsi in un luogo lontano dal mondo
Dove sembra infinito anche un solo secondo
Dell'amore che resta
E del tempo che passa
E credimi lo sai che io cercavo un modo per dimenticare
Dimenticare di volere ancora bene a te
Ma non ci sono regole che puoi seguire per lasciare scorrere
E' più forte di me
Eravamo davvero felici con poco
Non aveva importanza né come né il luogo
Senza fare i giganti
Ma in un modo o in un altro
Sperarlo nel mentre
E' l'amore che resta
Quando il tempo non passa
E tu resti alla porta
Con l'amore che resta giurarsi per sempre

QUI il post di Ika, commentate con il libro che avreste scelto o dicendoci se approvate le nostre scelte!

venerdì 27 gennaio 2017

Recensione: I sommersi e i salvati- una riflessione per il giorno della Memoria

Titolo: I sommersi e i salvati
Autore: Primo Levi
Anno di pubblicazione:
Data di lettura: agosto 2015
Riconoscimenti: //

In passato avevo letto "Se questo è un uomo" e mi era piaciuto, ma questa, che è la sua opera prima del suicidio, mi è piaciuta di più perché non è un racconto, ma una sorta di riflessione.
Ho trovato l'intero libro davvero interessante e non posso riportarlo tutto in questa pseudo-recensione, quindi condivido con voi alcuni fra i tanti pensieri che mi hanno colpito.
In primis ho trovato molto interessante la sua riflessione sulla testimonianza: spesso gli accusati del genocidio raccontavano versioni false degli eventi, ma a furia di raccontarli credevano che fosse la verità.
Un'altra riflessione che mi è piaciuta è quella sulla salvezza dei malvagi. Riprendende una storia di Dostoevskij in cui una vecchia veniva salvata, nonostante le malvagità commesse, per l'unica buona azione compiuta e mi ha stupito vedere che un uomo come Primo Levi, dopo tutto quello che ha passato e essendo anche ateo, potesse pensare una cosa del genere (pensiero che condivido, motivo ulteriore per cui il libro mi è piaciuto).
Bella anche la sottolineatura sulla morte, infatti afferma che lui, in quanto ateo, non ha la sicurezza della vita eterna dopo la morte, eppure si suicida.
Una riflessione che "anticipa" il suo destino é quella sul suicidio dopo i campi di sterminio. Infatti sono pochissime le persone che si sono suicidato durante la detenzione, perché il suicidio é un atto meditato e ragionato, quindi da uomini, mentre nei campi di sterminio erano come animali e avevano tante cose da fare e a cui pensare, non c'era tempo per il suicidio. Dopo la liberazione invece subentra il senso di colpa per non aver
fatto abbastanza e il fatto strano che Levi sottolinea é che i sopravvissuti non si sentono in colpa per aver derubato il vicino o per essere stato prepotente, ma per aver omesso di soccorlo in un momento di debolezza.
Questa riflessione la trovo molto interessante perché normalmente si pensa che i sopravvissuti siano felici per essere scampati alla morte, per essere "rinati", ma Levi stravolge quest'idea e stravolge anche l'idea della gioia della liberazione dei campi di sterminio. Forse qualcuno sarà stato davvero felice, ammette, ma la maggior parte della gente poiché in quel momento cessa la sofferenza personale e la preoccupazione di sopravvivere, pensa alle persone morte e alla vita da ricostruire. Tuttavia spesso la gente che racconta della felicità che ha provato al momento della liberazione non mente, é vittima della stessa deformazione della memoria di cui vi parlavo nella prima persona. Esiste lo stereotipo della liberazione dalle catene=felicità e quindi concludono di essere stati felici.
Un'ultima, a mio parere sconcertante, riflessione, che spiega in parte il titolo é sulla testimonianza dei salvati. Secondo Levi i salvati non sono i veri testimoni perché il vero testimone é chi ha toccato il fondo, chi è morto, perché si parla di campi di sterminio. I salvati sono un'esigua minoranza, che magari è sopravvissuta perché è scesa a compromessi coi potenti, quindi una testimonianza non "degna".
Questo libro mi ha sorpreso, ha capovolto molte mie idee e convinzioni sulla Shoah, inoltre non è la "classica" testimonianza, per questo lo consiglio a tutti :)

Voto: ☆ ☆ ☆ ☆ ☆
Citazione:
"Ora io credo che i dodici anni hitleriani abbiano condiviso la loro violenza con molti altri spazi-tempi storici, ma che siano stati caratterizzati da una diffusa violenza inutile, fine a se stessa, volta unicamente alla creazione di dolore; talora tesa ad uno scopo, ma sempre ridondante, fuor di proporzione rispetto allo scopo medesimo."

venerdì 6 gennaio 2017

La leggenda della Befana e della Babushka

Buon pomeriggio Gufetti!
Finalmente sono tornata dalle vacanze e ho nuovamente accesso a Internet :)
Temo che non mi vedrete molto presente sul blog perché sono in piena sessione invernale e, essendo partita all'improvviso, non ho potuto studiare ><

Lasciando perdere me, volevo farvi gli auguri di buon anno (in ritardo) e per l'Epifania ^-^
A proposito, conoscete la storia della Befana? E quella della Babushka? (No, non sono io xD).

Spesso le storie della Befana e della Babushka si sovrappongono, ma non sono esattamente uguali.

LEGGENDA DELLA BEFANA
C’era una volta una casetta che sorgeva un po’ discosta dal villaggio. Era una casetta piccola e un po’ malconcia, e ci viveva una vecchina che usciva ogni mattina per fare legna nel bosco. Poi tornava a casa e si sedeva accanto al focolare insieme al suo gattino. Raramente vedeva delle altre persone: nel villaggio aveva la fama di essere una strana vecchina, un po’ maga, e nessuno si spingeva fino a quella casetta isolata, soprattutto in inverno, quando venti gelidi colpivano a raffica le regione. Una sera, una fredda sera di gennaio, la vecchina (che si chiamava Befana) sentì all’improvviso bussare alla sua porta. Naturalmente si spaventò: chi poteva essere, a quell’ora e con quel tempo? All’inizio non voleva aprire, ma poi la curiosità la vinse. E, quando aprì... oh, meraviglia! Davanti a lei c’erano tre orientali riccamente vestiti, che erano scesi dai loro cammelli per chiederle la strada per Betlemme. La vecchina era stupefatta: perché mai volevano andare a Betlemme? I tre viandanti – sì, proprio loro, i Re Magi! – le raccontarono allora che stavano andando a portare i loro doni al Bambino Gesù e la invitarono a unirsi a loro. La Befana ci pensò un po’ su, ma... chi se la sentiva di partire con un freddo simile? Così li lasciò andare, dopo aver dato loro le indicazioni che chiedevano. Poi però si pentì. Aveva commesso un grande errore! Presto, doveva raggiungerli! Così uscì a cavallo della sua scopa (sì, la Befana un po’ maga lo era davvero!) per cercarli e andare con loro a rendere omaggio a Gesù, ma non riuscì più a trovarli. Perciò ebbe un’idea: si fermò in tutte le case, lasciando un dono a ogni bambino, nella speranza che uno di loro fosse Gesù. E da allora ha continuato, anno dopo anno, a portare i suoi doni a tutti i bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio.

LEGGENDA DELLA BABUSHKA
Babushka aveva la casa più pulita, lavata e meglio tenuta del villaggio. Il giardino era bellissimo, la cucina superba. Dall’alba al tramonto, Babushka era occupata a strofinare, lucidare, ordinare.
Così non vide la stella luminosa che illuminò la notte. Non vide la linea di luci tremolanti che avanzavano verso il villaggio. Non udì il suono delle zampogne e dei tamburi, e quello delle campane che diventava sempre più forte. Non udì le voci e i sussurri dei suoi compaesani. Un giorno sentì bussare alla porta, questo non poteva non sentirlo.

“Che c’è?” chiese, mentre apriva uno spiraglio della porta. Vide la faccia rugosa di un pastore, con il naso paonazzo per il freddo e fiocchi di neve nei capelli.

“Puoi farci scaldare un po’ al tuo fuoco, per favore?” chiese il pastore.

Babushka pensò ai suoi pavimenti lucidi, alla sua tranquillità messa a soqquadro, ma li fece entrare. I pastori spalancarono gli occhi alla vista del pane fatto in casa, dei dolci, delle marmellate e delle conserve di Babushka. E lei, che aveva buon cuore, li rifocillò.

“Dove andate?” chiese Babushka, mentre li serviva.
"Seguiamo la stella. Ci guida verso un neonato re, il più grande che sia mai nato, il re del Cielo e della Terra” rispose un pastore.

“Perché non vieni con noi?” disse un altro pastore. “Gli puoi portare un dono anche tu”.

“Oh”, disse Babushka, “non sono sicura che mi accoglierebbe bene. E quanto al dono…”. Fece una pausa. I suoi occhi si riempirono di tristezza. “Ho un canestro pieno di giocattoli” disse tristemente. “Il mio bambino, il mio piccolo re, è morto piccolissimo”.

“Allora vieni con noi?” chiesero i pastori.

“Domani” tagliò corto Babushka, “domani”.

I pastori partirono e Babushka si mise a riordinare e ripulire.

La notte successiva passarono altri pastori.

“Sei pronta, Babushka?”.

“Verrò… verrò domani” gridò Babushka. “Vi raggiungerò. Devo ancora pulire, trovare un dono, prepararmi…”.

Lucidava, spolverava, batteva cuscini e tappeti. Così passò un’altra notte. Infine si decise: tirò fuori i giocattoli del suo bambino. Ma, santo cielo, com’erano polverosi! Non erano certo adatti ad un bambino re del Cielo e della Terra: cominciò subito a ripulirli. Lavorò a lungo. Ad uno ad uno i giocattoli si fecero lucenti, scintillanti e lucidi.

Dopo un altro giorno, finalmente, partì. Camminava in fretta, di villaggio in villaggio. Chiedeva se avevano visto i pastori.
“Sì, sì” rispondevano “li abbiamo visti, sono andati di là”.

Passarono i giorni. Babushka non si fermava mai, né la notte né il giorno. Infine giunse a Betlemme. Chiese del regale bambino a tutti. Solo un albergatore sapeva: “Se vuoi vedere dov’era il bambino” disse rapidamente, “devi cercare la stalla, che sta sulla collina. Non avevo posto per loro, qui. L’albergo era pieno”.

Babushka fece il sentiero di corsa. Ma quando arrivò, vide che la stalla era vuota.

Pensate che si sia scoraggiata? Nemmeno per sogno.

Si dice che Babushka sia ancora alla ricerca del Bambino Gesù, perché il tempo non significa niente nella ricerca delle cose vere. Anno dopo anno va di casa in casa chiedendo: “Si trova qui? È qui il Cristo Bambino?”.
In particolare a Natale, quando vede un bambino che dorme e sente parlare di buone azioni, tira fuori un giocattolo dal suo cestino e lo lascia, non si sa mai.
Sa bene che ogni bambino, anche se non è Gesù Bambino, è sempre una grande speranza per l’umanità intera. E un grande regalo di Dio.

[Ringrazio www.tavernaelfica.forum-express.net per il testo della leggenda della Babushka]

Io amo molto le storie popolari, quindi volevo condividerle con voi :)
Ancora auguri!